E’ solo guerra…
Pubblicato il 29 aprile 2011 in: Attualita, L'Analisi, Politica,
- C’è perfino chi sibila: “Ora anche l’aereonautica ha la sua guerra, dopo la marina in Libano e l’esercito in Afghanistan”.
Missioni di pace ma con bombe, missili e simili, cioè guerra.
Ora contro la Libia, per difendere chi, non si è capito, dal momento che tra Benghasi e Tripoli pare trattarsi di guerra civile, anzi di guerra per bande, le tribù che si dividono il controllo del territorio da sempre e che Gheddafi ha ricondotto, facendo da minimo comun denominatore, dentro un’espressione algebrica di senso compiuto, se, da più di quaranta anni, lui “è la Libia” per le nazioni democratiche e non del Pianeta.
A che e a chi serve la guerra? Ci saranno pure dei rivoltosi in buona fede con sensibilità da partigiani, ma son loro che decidono? E con chi altri, se Gheddafi dovesse soccombere, si dovrà trattare? Con quanti altri?Piuttosto, saremo noi a trattare o la corsa è a chi prenderà il nostro posto nei flussi commerciali e finanziari con un paese potenzialmente straricco?
Fa tutto parte di una strategia che mira a “destabilizzare”, come si diceva una volta, cioè a far venir meno i riferimenti certi nell’area del Mediterraneo?
A ben vedere, sembra esserci una regia che negli ultimi mesi ha messo in subbuglio la governance di tutti i paesi nostri dirimpettai, dall’Albania, alla Tunisia, al Marocco, alla Libia, senza tralasciare le bombe dei debiti sovrani, quelli degli stati, che hanno tramortito la Grecia e portato vicino al collasso Spagna e Portogallo.
Con la Germania disponibile ad accollarsi un po’ di debiti degli stati scialacquoni, però, alle sue condizioni, un atteggiamento, questo, che sembrava preludere alla fine dell’Europa economica (perché quella politica non c’è ancora), con l’euro a due velocità, una mitteleuropea, franco tedesca e forte, ed una mediterranea più debole.
Mai pensando che dalla Francia e dall’Inghilterra spirassero improvvisi più forti venti, quelli di guerra, con fuga in solitaria e isolamento proprio della Germania. Che sta succedendo?
Bene che vadano le cose, l’Europa unita sarà meno unita e – se la politica delle amicizie particolari non riuscirà, attraverso Putin, almeno a recuperare quanto si perde con Gheddafi e non si riprenderà a fare la politica estera con la diplomazia, come una volta – l’Italia troverà meno fiducia sui mercati e il debito pubblico in cui siamo primi potrà scaraventarci là dove la Grecia è.
Non è allarmismo, è il minimo che ci si può attendere, se la possibile telefonata di Berlusconi a Putin e quelle del leader russo alla Cina, alla Merkel, alle Leghe arabe, all’India non ricondurranno tutti alla ragione. Che è quella di giocare a carte scoperte.
Cioè, se di interventi militari per ragioni umanitarie si tratta, perché non si è agito contro la Russia per i ceceni, contro la Cina per i tibetani, contro l’Arabia per gli yemeniti e via elencando i popoli sotto dittatura e insieme ricchi di materie prime? Ce n’è per tutti. Tanto vale cercare compromessi dignitosi.
Intanto, l’africanizzazione di Lampedusa aiuta l’aumento di quell’81% di connazionali pessimisti come di quel terzo che considera una “sfortuna” vivere qui e, mentre continuano i festeggiamenti per i 150 anni del Regno d’Italia, gli italiani al 67,5% sono convinti di vivere in un paese “diviso”, frontiera di un’ Europa che lo è altrettanto.
Che bella primavera!
Renzo Trappolini